Sguardo Nel Vuoto – Scott Frank [2007]
Fosforo
Un ragazzo azzarda a guidare a fari spenti nella notte in una buia strada di campagna. Incidente. Due suoi cari amici muoiono e lui rimarrà psicologicamente scioccato. Un amico cieco e la volontà di riscatto lo porteranno a esiti inimmaginati…
Da discreto sceneggiatore a discreto regista il passo è breve.
Scott Frank decide comunque di compierlo, rischiando e il rischio non è nemmeno dei più semplici. Questo film che apparentemente potrebbe sembrare un ensemble di storie già viste in altri film e che in definitiva si rivelerà più o meno tale, contiene un cuore psicologico di raffinata delicatezza.
Il problema sta proprio qui: uno sceneggiatore nato e cresciuto in quel di Hollywood, quante possibilità ha di giocare efficacemente sulla psicologia in un film pseudo-thriller che si fonda attorno a una rapina in banca?
Tra palate di retorica e ricorrente senso di déjà vu il film riesce comunque ad articolarsi in due fasi distinte e interconnesse tra loro. La prima è quella dell’incidente invalidante e del racconto dei disturbi ereditati da quella evitabile fatalità. Questa sezione è un po’ noiosa, irta di luoghi comuni e di facili patetismi discretamente celati dietro a trovate da cinema pseudo-indie. Il risultato non è negativo, ma nemmeno positivo. Insomma, il cinema che vorremmo vedere è ben altro.
La seconda parte non è meno retorica con quella rapina in banca andata male e le dovute conseguenze. Ciò che convince è come crescano di pari passo ritmi ed approfondimento psicologico. L’azione si movimenta [che in un film di questo tipo è fondamentale] e, per contrasto, la difficile situazione psicologica ed emotiva del protagonista si ingarbuglia sempre di più alimentando i devastanti sensi di colpa che lo tormentano, e trascinando con sé uno spettatore impossibilitato a reagire ai soprusi ricevuti, tanto quanto li subisce il protagonista stesso.
C’è sempre un velo di delicatezza in questo film. C’è una sensibilità che traspare con frequenza sotto la coltre un po’ plastificata del prodotto finale, e questo è sicuramente apprezzabile. Le prese in giro e gli inganni perpetrati dal personaggio cattivo della situazione, una sorta di Lucignolo cresciuto, non convincono fin da subito lo spettatore, e questo perché il regista dissemina le scene d’indizi che se da un lato tolgono la perfetta immedesimazione con la consapevolezza dei fatti del protagonista, dall’altro lato aumentano una tensione psicologica che altrimenti latiterebbe a fronte di un plot forse un po’ sconnesso ma di fatto molto semplice.
Anche i personaggi secondari concorrono a infondere umanità alle situazioni. Il poliziotto con la moglie incinta, il cieco convivente del protagonista, l’amante mendace ma in fondo sincera. Insomma, personaggi classici, giustapposti per far commuovere chi guarda il film. Malgrado ciò c’è quella sensibilità che ricorre, anche e soprattutto grazie [e per colpa del] caso che, seppur con un montaggio sufficientemente pietoso, restituisce un certo senso di forzata spontaneità nei rapporti umani.
Più che il regista sono bravi gli attori, a partire da Joseph Gordon-Levitt, un po’ troppo ripetitivo in questo tipo di film che tanto gli vanno a genio, ma in fin dei conti abbastanza sopportabile. Discretamente valido è anche Matthew Goode, lontano dalla tutina kitsch indossata in Watchmen ma anche distante dalla efficacissima prova attorale fornitaci nel bel Match Point di Woody Allen. Il più bravo di tutti è però, senza ombra di dubbio, l’esperto Jeff Daniels nei panni del cieco amico del protagonista. La parte è piccola e forse il regista/sceneggiatore poteva imboccargli qualche battuta in più, eppure Daniels sa rendere credibile il suo personaggio tramite un’interpretazione personale che appare quasi fuori luogo quando deve pronunciare battute di basso livello, come gli capita verso il finale del film.
Buona colonna sonora.
Sguardo Nel Vuoto è un film che si può guardare senza troppi problemi. È una di quelle produzioni che non sono in grado di entusiasmare e che non si riguarderanno in un futuro breve. C’è però qualcosa di valido, una certa empatia con il personaggio protagonista, che può valere il tempo della visione.
Danilo Cardone