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Sabotatori – Alfred Hitchcock [1942]

24 gennaio 2013

Come Alfred salvò l’America e il [suo] cinema

Sabotatori

A soli sei anni di distanza dal quasi omonimo film Sabotaggio, Alfred Hitchcock torna sul tema della manomissione e dell’attentato.

L’anima dei due film è comunque già profondamente diversa. Se il film del 1936 era ancora ancorato a uno stile più statico, dove il genio immenso del regista dà prove straordinarie per inscenare azioni e conseguenze di diversi tipi di moralità, in questo film del 1942 siamo in presenza di una messinscena più moderna, meno sperimentalista ma più orientata a intrattenere, nel vero senso della parola, lo spettatore.

Il protagonista, interpretato da un Robert Cummings un po’ incolore, è un cittadino qualsiasi che si ritrova di punto in bianco da protagonista di un dramma a primo indiziato per quanto accaduto. Tutti gli indizi [che poi l’indizio è solo uno, ma a Hitchcock piace giocare con la “dozzinale ingenuità” della polizia] portano a pensare che lui sia il sabotatore. La caccia all’uomo non esita ad aprirsi e noi con lui dobbiamo cercare di scovare il colpevole per dimostrare la sua/nostra innocenza. Tra freaks di un errabondo circo e fotomodelle il nostro eroe intraprende un itinerante viaggio attraverso l’America del nazionalismo, dove il cittadino modello mette a rischio la propria vita per salvare non solo delle vite umane, ma l’intera immagine morale della nazione.

Facile è dunque rapportare quest’opera con la più tarda [è del 1959] Intrigo Internazionale, dove il ruolo di perfetto sconosciuto che viene scambiato per il colpevole e che dunque viene costretto a fuggire dai suoi inseguitori e al contempo a rincorrerli, è affidato al miglior Cary Grant.

Sabotatori emerge dunque come opera anticipatrice di quel capolavoro, ma sarebbe riduttivo identificare l’influenza solamente in quel film del medesimo regista. Moltissime sono le scene che sono servite da modello archetipico per la creazione di suspense in moltissimi film thriller. Si pensi all’ultima scena, girata in bilico sulla punta della torcia della Statua della Libertà newyorkese. Le similitudini con Intrigo Internazionale sono evidenti, ma in quanti altri film si è giocato il climax della tensione di un qualche inseguimento in maniera analoga?

Sabotatori

Altre scene invece non hanno generato proseliti a dismisura ma sono da annoverare come vertici della filmografia hitchcockiana. La scena girata nel cinema, dove spari reali e filmici si sovrappongono, mentre la sagoma silhouettata del sabotatore appare smisuratamente più piccola sullo schermo cinematografico è di un’efficacia straordinaria.

Questa medesima scena è inoltre in grado di darci molte indicazioni riguardo non solo a come il regista percepiva l’arte cinematografica ma anche riguardo a come il pubblico stesso e il contesto geografico la mutassero. Nel già citato Sabotaggio la maggior parte delle azioni si svolgono intorno a una sala cinematografica. È piccola, ben frequentata, ma pur sempre con pochi posti. Siamo a Londra e tutto appare quasi come se fossimo in una piccola provincia se confrontato con le brevi scene ambientate nel cinema statunitense di Sabotatori. La sala è enorme, appare quasi come un grande cinema attuale, e ciò è testimoniato dalle dimensioni gigantesche dello schermo. Sono passati solo sei anni dal precedente film analizzato, eppure luogo e tempo sono testimoni dei cambiamenti che, una volta di più, ci permettono di capire alcune delle ragioni per le quali il buon Alfred si trasferì per molti suoi film proprio negli States.

Tornando all’analisi di Sabotatori possiamo ancora notare come la struttura narrativa che ci permette di sapere sin dalle prime battute chi sia il colpevole, tanto cara ad Hitchcock, è qui riproposta senza, almeno per lo spettatore, contraddizioni riguardo al ruolo del protagonista, sempre e comunque eroe della scena.

Da segnalare la delicata bellezza della scena nella casa del cieco. Una vera lode alla sensibilità extrasensoriale che pare quasi fuori da un discorso cinematografico tendenzialmente più orientato alla sensorialità amorosa del melodramma.

Sabotatori

Sabotatori è un film splendidamente diretto, con una fotografia davvero notevole. Un buon intreccio e una ricostruzione scenografica molto puntuale e dettagliata anche quando in studio hanno contribuito a fare di quest’opera, un’opera memorabile. Probabilmente una moralità un po’ troppo lineare dei personaggi e qualche interpretazione non propriamente da Oscar hanno contribuito a far eclissare questo film rispetto a quelli ben più noti del medesimo regista. È comunque un film vivamente consigliato a tutti gli amanti dell’arte cinematografica.

8,5

Danilo Cardone

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