K-11 – Jules Stewart [2012]
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Schiavi
Un uomo trovato in stato semicosciente viene incarcerato in un reparto particolare: sono rinchiusi qui trans, assassini e stupratori d’ogni genere. E i carcerieri non sono da meno…
L’esordio alla regia di Jules Stewart, madre di Kristen Stewart, non è dei peggiori. Il film è ben diretto e malgrado l’ambientazione unica nel reparto carcerario non si avverte alcun senso di claustrofobia o di oppressione.
Sono gli incarcerati a costituire il problema. Avanzi societari che non esitano a commettere gli stessi reati per i quali sono stati condannati, di fronte ai propri coinquilini, sotto la supervisione compiaciuta dei carcerieri, della “regina” Mousey e della cocaina.
I personaggi sono ben definiti e il protagonista Goran Visnjic non si comporta male, così come non eccelle, stando a metà tra Clive Owen e Kevin Klein. Ottima invece Kate Del Castillo, strabordante mattatrice della scena che interpreta il ruolo di un transgender [ma non si poteva ingaggiare un vero trans?]
Il problema è che tutto ciò appare più come un pretesto per dipingere questo pittoresco degradato affresco carcerario, piuttosto che una vera volontà di raccontare una storia. Storia che nasce e muore senza un vero perché, senza che lo spettatore venga coinvolto, evolvendo in maniera prevedibilissima, banale e nemmeno così logica. Alla regista interessa focalizzare l’attenzione sugli ancheggiamenti di quei personaggi pieni di tatuaggi e contraddizioni. Interessa far vedere in primo piano ogni sniffata, ogni stupro. Questo le riesce ma, appunto, pare più che altro un passatempo della regista.
K-11 è un film che scorre e che inscena uno spaccato di vita in un contesto particolare, ma manca il mordente, manca la partecipazione dello spettatore.
Danilo Cardone