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Anija, La Nave – Roland Sejko [2012]

26 novembre 2012

.30° Torino Film Festival

Fuga per la vittoria

Anija, La Nave

Cosa è accaduto al popolo albanese da Enver Hoxha in avanti? Cosa ha rappresentato l’esodo verso l’Italia del 1991 prima e quello del 1997 poi?

Il regista Roland Sejko fa un lavoro fondamentale: mette mano agli archivi. E non è affatto cosa da poco vista l’importanza storica delle vicende. Molti filmati delle varie epoche scorrono davanti ai nostri occhi, sbigottiti nel vedere condanne a morte per aver commesso il reato di preferire la musica jazz a quella tradizionale albanese, oppure nel vedere le migliaia di persone stipate una sopra l’altra nelle navi mercantili costrette a effettuare i viaggi della speranza da Durazzo a Brindisi.

Accanto a ciò, poco materiale nuovo che non siano le interviste a chi quei viaggi infernali li ha vissuti in prima persona, a chi le ambasciate estere in Albania le ha occupate in nome della libertà dell’uomo.

Vedere questo documentario realizzato con coscienza, sembra sfogliare un grande album di famiglia, tutto improntato a un sentimentalismo retroattivo che commuove, e non poco.

Il problema risiede proprio qui: qual è la funzione degli album di famiglia? Ricordare un passato, dunque rimanere ancorati a qualcosa che non c’è più. E così questo documentario fa non conducendo alcuna inchiesta che vada ad aggiungere dettagli alla questione. Gli intervistati raccontano e le immagini scorrono mestamente mentre gli spettatori albanesi trovano giustificato motivo di commozione, si riconoscono e in questo si compiacciono per aver operato una rivoluzione strepitosamente importante per l’intero popolo e al contempo lasciano fluire la malinconia che, proprio in virtù di quei momenti, aleggia sempre dentro di loro.

Anija, La Nave

Per tutti gli altri questo film è un documento importante per conoscere le vicende con l’occhio critico dell’esodante, di chi ha vissuto la situazione insostenibile. E poi quanto è importante conoscere la storia per non ripetere gli errori? Quanto è necessaria questa sensibilizzazione?

Molto, ovviamente, e il pubblico in sala alla presentazione del film al 30° Torino Film Festival sembra aver apprezzato senza mezze misure il lavoro svolto da Sejko e sostenuto dall’Istituto Luce.

Sorgono però qui due questioni che vanno aldilà dei fatti realmente accaduti che non possono e non devono essere messi in discussione.

Un problema è tutto cinematografico: la forma classica del documentario, con interviste e tanto materiale d’archivio, non può davvero essere ammodernata? Non si possono trovare nuove vie per realizzare documentari? E dunque, il Cinema documentaristico prodotto in questa forma è opera d’arte o semplice resoconto storico-giornalistico?

Problema numero due: è corretto mitizzare il popolo albanese con molte inquadrature su donne e bambini in fuga per esaltare l’innocenza e la purezza di quella povera gente che disperata salpò alla ricerca di tranquillità per vivere? Intendo, tutti sanno, e sopratutto gli italiani che sono stati il principale termine di quelle ondate emigratorie, che quel fenomeno sociale ha generato, volente o nolente, un consistente incremento della delinquenza. Persone che si sono trovate da un giorno all’altro a non avere nulla in un paese straniero hanno dovuto per forza di cose arrangiarsi alla giornata. Questa visione edulcorata che pone il popolo albanese come integerrimo e incorruttibile non sfrutta un po’ troppo un sentimentalismo che nella realtà dei fatti non fu così illibato?

Un plauso va fatto al regista Roland Sejko per avere un occhio fotografico che emerge con naturalezza e spontaneità, mentre un’altra grande nota di merito va rivolta alla colonna sonora che spazia molto coscientemente tra la classica e la tradizionale, tra Bob Dylan e composizioni appositamente create dal pianista albanese Robert Bisha, il quale dimostra, una volta di più, il suo puro talento.

Anija, La Nave

Anija, La Nave è un bel documentario, efficace e ben diretto, con l’unica pecca di apportare nulla di nuovo rispetto a quanto non si fosse potuto apprendere da telegiornali o libri di storia.

6,5

Danilo Cardone

5 commenti leave one →
  1. RigelGrace permalink
    10 dicembre 2012 21:28

    Sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Vicari ha recentemente presentato il suo film documentario ‘La Nave Dolce’. Molto curiosa di vedere entrambi. E’ una pagina di storia mondiale e italiana che mi manca da approfondire, dato che nel ’91 dovevo ancora nascere, per cui non ho potuto viverla in prima persona

    • 10 dicembre 2012 21:53

      Si, ho saputo del film di Vicari che però non sono ancora riuscito a recuperare. Da quel che mi è stato detto, malgrado il tema sia lo stesso, l’impronta è abbastanza differente nei due lavori. Vedremo.. 🙂

  2. Alberto permalink
    20 febbraio 2013 18:09

    Non sono d’accordo sul punto : problema numero due. Credimi è un tuo punto di vista non approfondito. Qualora vi fosse accoglienza da parte nostra la criminalità non esisterebbe. In america è stato completamente diverso. L’america era ancora terra di nessuno ( o solo degli ebrei).
    Dalle immagini dell’archivio di stato usate nel documentario, questo punto(la parte della NON accoglienza) viene messo in rilievo con l’entrata nella città di Bari. In un momento dopo vi è stata la contro risposta da parte degli albanesi al maltrattamento.
    Di certo non è un lavoro ben fatto da parte della regia e si nota la mancanza tecnica e la mancanza di gusto, non è amalgamato ma è un documento . Non parliamo di un grande regista perciò lasciamo passare alcune cose. Sì, ecco le musiche originali di Robert Bisha sono nella direzione giusta e di ottima qualità (l’ho sentito anche dal vivo) anche se avrei evitato di scegliere B.Dylan e alcuni classici che ritengo tanto ridondanti.

    • 20 febbraio 2013 18:30

      Si si, Robert Bisha ho avuto anch’io modo di sentirlo suonare dal vivo ed è davvero un gran talento.
      Il resto del tuo discorso ammetto di non averlo compreso totalmente. Io non parlo di non accoglienza, anzi, l’opposto.
      Non ho nemmeno capito quale sia il punto di vista che non ho approfondito..

  3. Alberto permalink
    21 febbraio 2013 17:11

    Scusami non avevo letto con attenzione. Concordo con te!

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