Final Cut, Ladies And Gentlemen – György Pálfi [2012]
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Delitti per diletto
Il regista György Pálfi si giustifica sostenendo che questo sia l’unico modo per fare film oggi in un’Ungheria che non dà fondi per il cinema.
Quel che è certo è che gli piace il Cinema. A Pálfi piace a tal punto che è arrivato a fare un film di pezzi di film. Centinaia e centinaia di spezzoni di film che durano da uno a circa quindici secondi per ricreare una nuova storia [d’amore] tra due ipotetici protagonisti che, per forza di cose, hanno i volti dei più grandi attori del cinema mondiale.
Citazioni su citazioni che seguono citazioni e che a loro volta ne anticipano altre. Insomma, per lo spettatore [meglio se cinefilo di vecchia data] dovrebbe essere una vera goduria.
In realtà lo stupore dura un paio di minuti [insomma, decine e decine di film citati] fino a quando, capito il trucco, lo spettatore troverà divertimento unico nel riconoscere a velocità supersonica volti noti degli attori famosi, i film dai quali le scene sono tratte e i registi di tali opere.
Esercizio.
Puro esercizio per il cinefilo, così come lo è stato per il regista che ha svolto un lavoro immenso di ricerca e selezione delle scene e un lavoro altrettanto minuzioso in un montaggio folle ma che, nel complesso, alla maturità conoscitiva affianca a sostentamento intenzioni da bambino.
Questo film è un gioco, è piacevole, ma a che cosa porta? Qual è l’utilità artistica? E critica? E storica?
Nessuna. Però ora tutti sanno che György Pálfi ha una vasta conoscenza del cinema e molto tempo per ri-assemblarla.
Final Cut non delude perché non ci si può aspettare nulla di sconvolgente da un’opera così meccanica e ripetitiva però la rapidità con la quale questo [non]film scivola via dalla nostra mente ha dell’incredibile.
Danilo Cardone
Nice poost