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Prometheus – Ridley Scott [2012]

19 settembre 2012

I figli degli uomini

Prometheus

Chi ha creato l’uomo? Perché lo ha fatto?

Nel 2089 un’assortita equipe di scienziati e mercenari viaggia oltre i confini del sistema solare per cercare l’utopico Prometeo.

Film figlio del mito greco del quale conserva il nome e le fondamenta creazioniste sul quale si basa, segna il ritorno di Ridley Scott alla fantascienza, genere a lui più congeniale dopo le prove mostrate nei film cult Blade Runner del 1982 e il precedente Alien del 1979. Ancor più, Prometheus si pone come il prequel del capolavoro interpretato dalla miglior Sigourney Weaver.

In realtà, come già accennato, Prometheus pur ponendosi in un tempo precedente e propedeutico a ciò che si era visto in Alien non vede nel mostro gigeriano il protagonista dell’opera, bensì lo prende come obiettivo marginale di un discorso molto più ampio e complesso [sicuramente troppo per lo sceneggiatore] che sfocia dichiaratamente nella filosofia e nella religione.

Purtroppo, bisogna evidenziarlo sin da subito, c’è molto che non funziona in questo film. La sceneggiatura, in primis, è tremenda. Banalità su banalità si susseguono in campi tematici che con un minimo in più di accortezza avrebbero potuto garantire buoni spunti di riflessione per lo spettatore. In un film nel quale sono stati spesi 130milioni di dollari per la produzione forse non era il caso di assoldare il deprecabilissimo sceneggiatore di Lost, piuttosto sarebbe presumibilmente stato più coscienzioso investire qualche migliaio di dollari in un qualsiasi appassionato di filosofia con anche solo vaghe doti nella scrittura.

Prometheus

Da qui ne deriva la definizione dei personaggi. È irritante, per un qualsiasi spettatore anche non nel pieno delle proprie facoltà mentali, osservare come a bordo di un’astronave che viaggia miliardi di anni luce per portare a termine la più importante missione scientifica della storia dell’umanità, vi siano a bordo persone con gravi problemi d’instabilità psico-attitudinali. Oltretutto soltanto pochissimi individui conoscono alcuni dei motivi della spedizione, mentre gli altri lo apprendono soltanto una volta giunti a destinazione, e si prendono anche il disturbo di lamentarsi a gran voce creando dissapori da telenovela. Insomma, senza troppi sforzi logici pare evidente come per effettuare un qualsiasi viaggio interstellare sia necessaria una preparazione tanto fisica quanto psicologica per sostenere shock e fatica. Invece no, per Ridley Scott c’è ancora bisogno di due innamorati a bordo, di un cyborg, di un uomo di colore che si sacrifichi con il sorriso al posto dei protagonisti, del pazzo, del cacasotto, e di un paio di altri personaggi-stereotipo. Caro Ridley, suvvia, non siamo più negli anni ’80, la fantascienza è andata avanti e gli spettatori hanno già visto questo equipaggio impossibile in decine e decine di altri film. Non si poteva davvero lavorare per dare un tono un po’ più professionale al tutto? Forse non sarebbe male riguardarsi un po’ di 2001: Odissea Nello Spazio per comprendere come quei cliché non siano mai stati necessari ad alcun intreccio narrativo degno di un benché minimo interesse…

Amen. Il dado è tratto e il danno è fatto.

Detto ciò, il film non si limita a questo, e che il potenziale espressivo latente fosse celato ma presente lo si capisce subito, sin dalle prime immagini.

Prometheus

La prima scena è pura evocazione.

Un [super]uomo completamente glabro giunge attraverso un magnifico paesaggio, forse lo stesso scozzese che si vedrà poco dopo, sul ciglio d’una cascata. Lì si spoglia, compie qualche gesto per aprire una scatolina misteriosa nel quale è contenuta una sostanza mutevole, cangiante e dinamica. Il personaggio beve questo “liquido” e compie così il suo ultimo magnifico atto con la solennità con il quale lo avrebbe compiuto una divinità.

Da qui in avanti incominciano le banalità narrative, eppure questi primi minuti sono belli da togliere il fiato. Evocano reminiscenze lontane, ataviche per il contesto naturale e la sacralità con la quale ciò che viene compiuto, viene compiuto.

Visivamente il film non delude. La parte estetica è assolutamente quella più efficace dell’intera opera. Complice un buonissimo effetto 3D la parte estetica contribuisce in maniera sostanziale a creare l’atmosfera, a proiettarci nella scena. Là dove il planetario compare magicamente disegnato nel vuoto d’una criptica stanza, non è soltanto lo stupore per la bellezza in sé dell’immagine a stupire. È il carattere esperienziale della scena a calamitare lo spettatore allo schermo.

È un po’ poco per un film di questa portata?

Prometheus

Non necessariamente, forse. Essendo ben consapevoli del discernimento che è necessario effettuare tra sceneggiatura e tutto il resto non è impossibile identificare i tratti del mito di Prometeo al quale si accennava in precedenza.

Oltretutto Ridley Scott non è l’ultimo regista arrivato e sa ben dirigere ciò che ha in mente. A un diligentissimo montaggio e a una fotografia che ben si adatta alla situazione, il regista affianca, soprattutto nella prima parte, movimenti di macchina dalla pesante leggiadria che esaltava il miglior Kubrick. E poi il ritmo, sempre ben calibrato, e quel modo di inquadrare i personaggi femminili che fecero di Sigourney Weaver una vera e propria icona. Certo, Noomi Rapace non è la Weaver però da metà film in avanti Scott sa davvero come trattarla. Per non dir troppo sulla freddissima Charlize Theron, bella statuina umanizzata.

Ciò non toglie, anzi rischia di accentuare, il fatto che Scott [s]cada spesso e volentieri nell’autoreferenzialità. Vero è che il prequel di Alien deve richiamare Alien, ma qualche modifica in più la si poteva anche fare all’intera struttura dell’opera. Troppe sono le scene mutuate con eccessiva dovizia di particolari dai precedenti capitoli della saga con particolare attenzione proprio a quello da lui diretto.

Gli altri componenti del cast non meritano particolari attenzioni se non per il perfettissimo Michael Fassbender e per un irriconoscibile Guy Pearce a causa del trucco da anziano. Perché chiamare un attore del suo calibro [davvero, Pearce non è un cattivo attore] per nasconderlo allo spettatore? Il sequel del prequel […], ne siamo certi, è già dietro l’angolo.

Prometheus

Prometheus è dunque un film da consigliare? Se amate la fantascienza e/o Ridley Scott non c’è alcun dubbio che ne rimarrete soddisfatti.

7

Danilo Cardone

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