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Surviving Progress – Mathieu Roy e Harold Crooks [2011]

2 giugno 2012

.15° Cinemambiente Environmental Film Festival

Il progresso e l’eterno ritorno

Surviving Progress

Presentato in anteprima nazionale al 15° Cinemambiente Environmental Film Festival di Torino, Surviving Progress arriva sullo schermo con molte aspettative da soddisfare.

Principalmente quest’attesa che si è creata nel corso dei giorni è dovuta al nome del produttore: Martin Scorsese.

Il documentario inizia e finisce con le immagini di uno scimpanzé che cerca di risolvere un problema di logica per poter ottenere del cibo in cambio. All’inizio ci è mostrato come la scimmia non riesca a risolvere il problema, mentre il finale ci mostra il medesimo animale che riesce a far stare in equilibrio il pezzetto di legno appositamente truccato dagli scienziati.

Che cosa sta in mezzo a tutto ciò? L’idea del progresso. Il progresso del primate che pur di ottenere il cibo osserva e trova una soluzione di conseguenza.

Partendo da questa metafora i registi Mathieu Roy e Harold Crooks sviscerano con l’aiuto di interviste a grandi scienziati, antropologi e, più in generale, pensatori, il problema di cosa significhi e a cosa debba essere finalizzato il progresso.

L’idea di partenza è valida anche se non troppo originale e l’impostazione classica del documentario fatto di interviste e dati scientifici conferisce all’intera opera un sapore di già visto che fortunatamente viene in parte eluso dalla tematica e dalla riflessioni dei vari personaggi chiamati in causa.

Purtroppo come spesso accade in questo genere di film documentario la parola prende [qui esageratamente] il predominio sull’immagine, fulcro dell’arte cinematografica, penalizzando una fruizione coinvolta e indefinibile nella propria pienezza. Tutto ciò che deve essere detto qua viene detto, ma mai si affonda per approfondire un singolo aspetto. Questa vaghezza nell’affrontare i singoli punti rischia di far apparire l’intero discorso come un po’ superficiale, soprattutto per chi già ben conosce questo tipo di tematiche. La produzione di Scorsese, fatta di bei danari, garantisce una buona qualità dell’immagine e effetti visivi d’impatto ben realizzati per essere stati utilizzati in un documentario.

Come il disponibilissimo regista Mathieu Roy ci confida a fine proiezione, il suo obiettivo è quello di raggiungere il maggior numero di persone per sensibilizzare sul tema, e in particolar modo sono i più giovani, i bambini e i ragazzi a essere i primari destinatari di quest’opera. Ecco perché tanti argomenti sono stati condensati in soli 86 minuti. Non è questa l’opera di divulgazione scientifica né di film inteso come opera d’arte. Poter toccare la sensibilità di vari soggetti ancora parzialmente aperti a nuove idee, come sono i bambini, è lo spirito che ha animato i due registi nei sei anni e mezzo di lavorazione del film.

Surviving Progress

Certo, l’opera non pare affatto infantile né tantomeno destinata esclusivamente a un pubblico infantile, dunque un po‘ di amaro in bocca ci rimane in ogni caso, ma non questo non ha troppa importanza. Dopo tutto quel senso di non totalmente approfondito che avvertiamo è il sintomo del fatto che ciò che ci è stato proposto ha suscitato più di un interesse che meriterebbe d’essere indagato con attenzioni maggiori.

D’altronde è lo spirito critico di Mathieu Roy a confermare la sua assoluta ricerca per un dialogo personale diretto, che costituisce di per sé la miglior forma di approfondimento di argomenti che, come Roy stesso sottolinea, finiscono inevitabilmente per ridursi all’etica e a cosa essa sia e come debba essere gestita. Etica che è sempre il regista a individuare come il possibile tema per un eventuale secondo film documentario, ma che in realtà è già alla base di questo. I vari personaggi intervistati, pur divergendo sulle opinioni, focalizzano tutti la loro attenzione su come l’uomo debba rapportarsi nei confronti degli altri uomini e della Natura.

Come evidenzia l’esperto di energia globale Vaclav Smil, l’uomo contemporaneo ha paura di modificare le proprie abitudini, di abbandonare gli agi raggiunti anche grazie alla tecnologia. Ciò che l’uomo non comprende è che non deve abbandonare quegli agi e quei progressi scientifici raggiunti nel corso di secoli d’innovazione, deve soltanto prendere coscienza che, ed ecco uno degi esempi riportati da Smil, se un auto è più leggera rispetto alle altre non significa che valga meno ma che consuma meno. E se un auto non è lunga sei metri ma tre, a molti andrebbe bene lo stesso perché tanto il tragitto casa-lavoro-casa non richiede quei tre metri in più di spazio. Insomma, il suggerimento è quello di abbandonare la superficialità dell’apparenza anche nelle più piccole azioni per far sì che si ri-prenda coscienza di non avere necessità di consumare più del vicino per dimostrare di avere più di lui. E come sottolinea un altro esimio scienziato, se si controllassero maggiormente le nascite, sopratutto nei paesi meno sviluppati, si ridurrebbe il numero di persone presenti sul pianeta diminuendo sensibilmente il potenziale distruttivo dell’uomo nei confronti della Terra.

Secondo lo scrittore Ronal Wright il problema dell’inconsapevolezza dell’uomo rispetto alle sue azioni quotidiane è qualcosa di fisiologico, difficilmente modificabile dall’uomo stesso in quanto il suo software è aggiornato ai tempi che vive, con miliardi di nuove informazioni apprese ogni giorno, ma il suo hardware è vecchio di milioni di anni. Il fisico dell’uomo è quasi immodificato dai tempi preistorici ma le sue necessità mentali sono modificate in maniera esageratamente elevata. E’ questa disparità a generare l’impossibilità di essere pienamente coscienti del proprio agire.

A fine proiezione applausi diffusi in tutta la sala ma non troppo prolungati, a rimarcare ancora una volta come questo tipo di produzione sarebbe forse più consona, per vari motivi, al piccolo schermo piuttosto che al grande.

Mathieu Roy posa per Cinefobie

Surviving Progress non è l’opera che dipanerà ogni vostro dubbio sul concetto di progresso, né che vi darà risposte di alcun tipo, ma se siete sufficientemente interessati al vostro pianeta e a quanto l’uomo negli ultimi duecento anni lo stia follemente distruggendo, questo film stimolerà intelligentemente la vostra curiosità.

7,5

Danilo Cardone

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