Ganjeung, A Confession – Park Su-min [2010]
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Una tortura
Ganjeung [A Confession] film coreano in concorso come miglior lungometraggio al 29° Torino Film Festival, pare davvero non avere alcuna speranza di vincita.
Opera lenta che non rende mai partecipe lo spettatore ai drammi [ma quali drammi?] d’un protagonista perennemente abbacchiato e chiuso in sé stesso, alla ricerca d’un Dio con il quale non riesce a familiarizzare.
Ex torturatore di professione, il protagonista pare torturare lo spettatore ancor prima che i malcapitati con i quali dovrà regolare i conti [dei quali non ci interessa proprio nulla].
E’ un film sulla dignità morale e sulla moralità della fede, ma è affrontato in maniera davvero vaneggiante, con i suoi richiami continui alle preghiere e ai crocefissi. Pare questo un film cattolico, estremamente religioso. Eppure non ci dà risposte ma, ancora peggio, non ci pone alcuna domanda.
La trama che fa da fil rouge per le disperazioni del protagonista è mal narrata e inscenata normalmente, senza nulla di cui interessarsi, e non sarà un caso se a fine proiezione il pubblico non azzarda nemmeno un debole applauso e sgombra la sala prim’ancora che i titoli di coda siano conclusi.
A Confession, film che come è venuto in Italia, speriamo se ne vada.
Danilo Cardone