La Guerre Est Déclarée – Valérie Donzelli [2011]
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La paix est revenue
Presentato in anteprima al 64° Festival del Cinema di Cannes, La Guerre Est Déclarée fa il suo debutto italiano alla 29a edizione del Torino Film Festival.
Grandi sono le aspettative che circondano questo film, selezionato agli Oscar come rappresentante francese nella categoria per il miglior film straniero.
La storia narra di una felice coppia di giovani che coronano la loro favola con la nascita del loro primogenito, Adam. Come già i nomi dei protagonisti [Roméo e Juliette] lasciano presagire però, la tragedia è dietro l’angolo, ed ecco che all’età di 18 mesi viene diagnosticato al pargoletto un tumore maligno al cervello.
Ha inizio il dramma dei due poveretti.
Colpisce, forse più d’ogni altra cosa, sapere che la protagonista Valérie Donzelli, che è anche la regista del film, e il suo compagno Jérémie Elkaïm, l’altro protagonista, sono in realtà gli stessi personaggi ai quali è ispirata la storia raccontata nel film. In altre parole, narrano e interpretano la loro stessa drammatica esperienza di vita.
Malgrado ciò, ma forse proprio per questo, il film non risulta pesante. Il rischio di realizzare un’opera strappalacrime dove lo spettatore stesso si sente l’impotente genitore che non può fare altro che affidarsi a un miracolo della scienza per la salvare la vita del figlio, non solo era presente ma era praticamente scontato.
E invece no, quella sorta di distacco emotivo che s’interpone sempre tra lo spettatore e lo spettacolo è la vera salvezza del fillm. Non siamo in presenza, dunque, d’una eroicizzazione dei martiri/protagonisti, bensì in una lucida messinscena dei fatti, con l’attenzione particolarmente focalizzata sulla storia d’amore dei due neogenitori.
Questo reso tramite uno stile registico fresco, frizzante, assolutamente giovane e gradevole che è sintomo stesso della speranza e della forza d’animo che caratterizza i due protagonisti, che è anche il vero messaggio che sta alla base dell’intera opera.
I momenti di facile patetismo sono fugaci, appena abbozzati, attribuibili forse più a una inesperienza che a una vera volontà registica. Eppure il realismo è molto bene inscenato, con una tecnica che strizza l’occhio al cinema di Truffaut, soprattutto con le carrellate iniziali e con quella macchina da presa che segue da vicino anche le corse dei protagonisti, con reminiscenza di Jules Et Jim. E poi il jump cut di Godard! Straordinario, a ritmo di musica. Bach e Vivaldi inframezzati al più recente Sebastian Tellier.
La Guerre Est Déclarée è un film riuscito, coinvolgente eppure sempre cosciente d’essere semplice realtà filmica che non può oltrepassare la bidimensionalità dello schermo. Purtruttavia il grande cinema, l’esperienza e non la semplice visione, è ben lontano da qui, quindi è bene non esaltare e non lasciarsi esaltare come hanno patriotticamente [ma quanto ragionevolmente?] fatto i francesi, da un’opera che non ha nulla di straordinario o di imperdibile.
Danilo Cardone