Il Piccolo Nicolas E I Suoi Genitori – Laurent Tirard [2009]
Nicolas, le petit gaulois
Creato dalla fantasia dell’illustratore Sempé e di René Goscinny, metà artistica di Albert Uderzo con il quale diede vita al celebre gallo Asterix, ecco che nel 1959 vede la luce il personaggio del piccolo Nicolas, protagonista d’un fumetto cult in Francia nel quale il punto di vista del lettore è coincidente con quello del bambino.
La visione del mondo che ne deriva è distorta rispetto a quella alla quale siamo abituati, e allo stesso tempo riporta alla luce comportamenti caratterizzanti l’infanzia di quasi tutti gli adulti che, un po’ per età e un po’ per snobismo si aveva accantonato in una vecchia scatola di latta con sopra male appiccicato un pezzo di carta con la scritta “vecchie cose infantili”.
A 50 anni di distanza dal suo esordio, il piccolo spaesato Nicolas torna sulla scena [francese, più che altro] divenendo il centro focale d’un lungometraggio a metà tra la geniale innovazione e il retorico senso di già visto.
È necessario specificare sin d’ora che il film risulta estremamente godibile e i sorrisi che ci scapperanno numerosi potrebbero trasformarsi senza troppa difficoltà in fragorose e sincere risate.
Questo è a mio avviso importante in quanto il film si pone come opera d’intrattenimento dedicato a più fasce d’età. E riesce perfettamente nel suo intento, lontano da infantili schematizzazioni e banali battute già sentite altrove. Anzi, la sua originalità sta proprio nel saper prendere luoghi comuni e ribaltarli facendoli diventare in un attimo ridicolaggini, esperienze così semplici nella loro autenticità che volerle forzatamente intendere in maniera adulta risulterà quasi imbarazzante.
Il soggettivo punto di vista fedelmente mantenuto sul piccolo Nicolas è qui evidenziatore della visione distorta che un bambino ha del mondo. Ma il fatto che sia “distorta”, significa che l’adulto identifica come “retta”, “normale”, la sua visione apparentemente matura del mondo, arrogantemente escludendo l’importanza del naturale succedersi degli eventi che caratterizza il processo d’esperienze del bambino. Senza la percezione particolare che il futuro adulto può avere di ciò che lo circonda, non potrà diventare ciò che lo renderà davvero adulto.
Diventa così fondamentale ricordarsi ogni giorno d’esser stati bambini nel fisico e di essere ancora estremamente infantili in ogni azione che compiamo e che pensiamo sia la nostra massima espressione, punto d’arrivo d’un valido processo di maturazione del sé.
Al contempo è necessario porre l’attenzione su come questa visione possa risultare alterata. Dal film in questione sono due le linee sulle quali si differenziano le grandi categorie agenti in un bambino: poesia e paranoia.
La poesia è facile, ogni bambino sogna ad occhi aperti di essere qualcuno, di voler fare qualcosa e via dicendo.
Più singolare è la questione della paranoia infantile. Lungi dall’essere affrontata in maniera cupa e a livello psicologico approfondito la paranoia pare qui essere direttamente consequenziale alla poesia, ovvero, una inevitabile deformazione dell’idilliaca fantasticheria di un evento. Una frase sentita di straforo, un gesto male interpretato, ogni azione può scatenare la poetica fantasia del bambino contaminandosi con la paura, e trasformando così il tutto in ossessione per qualcosa che nella realtà non esiste, qualcosa che tormenta il piccolo in ogni istante della sua vita per un determinato periodo. Paranoia, appunto.
Nel film l’esito non sarà ovviamente sconcertantemente tetro, però è apprezzabile il fatto che sia sollevato.
Ciò che rende questo film un mezzo déjà vu è la forma.
A dire il vero è molto ben rappresentato, la regia è funzionale, precisa e sufficientemente immaginifica, ma è proprio questo suo carattere infantilmente utopico che, malgrado non sia affatto di peso, anzi, ne caratterizza la cifra stilistica, è evidentemente figlio direttissimo di quanto avviato nel 2001 dal geniale Jean-Pierre Jeunet con il suo Favoloso Mondo di Amélie. Non è dunque un problema piuttosto un merito riuscire a stupire ancora con qualcosa di già visto altrove, però il fatto che in questi otto anni molti film abbiano tentato questa strada, potrebbe far storcere il naso a chi non trovò particolare giovamento dall’appassionarsi alle funamboliche vicissitudini della stralunata Amélie Poulain.
Persino il prologo del film è strutturalmente desunto in maniera fin troppo esplicita dal film di Jeunet e dall’anch’esso in parte clone Amami Se Hai Coraggio del 2003 di Yann Samuell.
Ciò ovviamente non toglie l’efficacia a questo film che nella prima metà, per ambientazioni, regia, e caratterizzazione dei personaggi strizza più volte l’occhio al capolavoro truffautiano I 400 Colpi, caposaldo del cinema francese, senza il quale quest’oggi non saremo qui a discutere di cinema in questi termini.
Anche il già citato prologo di presentazione dei personaggi ha un suo predecessore che sembra proprio essere servito da modello di riferimento, anche se in maniera decisamente più velata. Il riferimento è a Io E Annie di Woody Allen, quando il protagonista, un Allen psicanalizzato come al solito, ripercorre rapidamente la sua grottesca infanzia, scene in aula scolastica incluse.
Meritevoli d’un plauso sentito sono i titoli di testa realizzati attraverso una forma fumettistica estremamente virtuosistica che immergono immediatamente lo spettatore in un mondo realistico ma non reale, dove movimenti e prospettive sono liberi da vincoli razionali.
La trama è quindi un pretesto attorno al quale orbitano singoli gli episodi, perfettamente capaci di sostenersi anche singolarmente.
Bravi i piccoli attori nel caratterizzare i loro personaggi. Nella parte del padre di Nicolas c’è Kad Merad noto al pubblico italiano per esser stato protagonista in Giù Al Nord di Dany Boon.
Il Piccolo Nicolas E I Suoi Genitori è un film brillante, colorato, leggero nella forma e nello spirito, ma non per questo stupido o superficiale. Merita una visione.
Danilo Cardone
Sei davvero bravo a scrivere di cinema… complimenti! E poi adoro follemente le tue scelte! Finalmente qualcosa di più “ricercato” rispetto ai soliti polpettoni che ci vogliono propinare!
Nel caso specifico, questo film l’ho già visto e credo che tu sia riuscito a scriverne con maestria! Un film godibile a tutti gli effetti, concordo. Mi piace molto come hai analizzato la questione del punto di vista e la questione della poesia/paranoia!
Inoltre, i bimbi del cast sono uno più bravo dell’altro! 🙂
Un bacione!
Paola
ps: ti seguirò anche via Fb!
E’ davvero un piacere sapere che le mie parole non ristagnino stantìe sul fondo della rete, ma che stimolino qualcosa in chi le legge.
Grazie mille, Paola..