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Priscilla, La Regina Del Deserto – Stephan Elliott [1994]

16 ottobre 2011

Through the trans-australian route

Priscilla, La Regina Del Deserto

Un transessuale in età avanzata e due drag queen partono assieme per un viaggio attraverso la selvaggia e desertica Australia, proponendo il proprio spettacolo in vari locali notturni.

Priscilla, La Regina Del Deserto non è mai stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane. Credo sia importante sottolinearlo sin dall’inizio, in quanto il film non è affatto disprezzabile, anzi. Però nessuno ha avuto la lungimiranza di prenderne i diritti, come invece successo nel resto del mondo riscuotendo un buon successo di pubblico e critica. D’altronde è un film che ha persino vinto un premio Oscar.

Eppure niente. Forse la tematica non è propriamente ortodossa? Forse far vedere uomini che ballano vestiti da donne, non è conveniente? Misteri che attanagliano buona parte delle valide produzioni extra-hollywoodiane nel cinema contemporaneo.

Stephan Elliott sicuramente non ha di questi problemi, e un solo anno dopo l’anch’esso latitante in landa italiana Scherzi Maligni con protagonista l’ex batterista dei Genesis Phil Collins, s’azzarda senza troppa esperienza dietro la macchina da presa a dirigere questo particolare e non facile road movie, con un cast di attori di primissimo livello.

Priscilla, La Regina Del Deserto

Il quasi esordiente Elliott non dimostra tentennamenti alla regia e con abile maestria sa narrare le vicende all’interno del gruppo, gioie e dolori, capricci e bisticci dei protagonisti, ma al contempo è in grado di imprimere subito un’impronta personale e significativa che emerge in tutta la sua efficacia nelle scene girate nel bel mezzo del deserto. Sulle note di canzoni anni ’70 [su tutte quelle degli Abba] o nel silenzio più totale, ora una ballerina ora un’altra si stagliano sulla cresta di una collina rocciosa o sul tettuccio del bus sul quale viaggiano, indossando vestiti di strabiliante impatto visivo [che valsero l’Oscar, per l’appunto]. L’effetto è talvolta di pura evocazione visiva, ai limiti dell’astrazione, con echi forse non voluti ma presenti fino all’onirico The Fall di Tarsem Singh [altro bel film omesso dal mercato italiano].

I magnifici costumi non sono però il centro focale del film. A indossarli, infatti, tre attori straordinari nella parte. Il meno dotato in termini di presenza fisica è sicuramente Hugo Weaving [Matrix, Il Signore Degli Anelli, etc..] che però se la cava egregiamente una volta indossati i “panni da lavoro”. Ma sopra tutti Terence Stamp, nel ruolo del non più fresco trans che con la sua disillusione un po’ agée forma un personaggio unico nella storia del cinema. L’interpetrazione estremamente credibile è agevolata dal volto noto ma perfettamente calzante di Stamp.

Infine il terzo protagonista è Guy Pearce, attore naturalmente versatile che in quest’occasione si cala in una delle parti più apparentemente “frivole” di tutta la sua carriera, andando a formare un’antitesi con gli altri ruoli dell’attore che eleva ancor di più la sua capacità mimica.  E gli altri film possono essere tanto una perla del cinema degli ultimi decenni come è Memento di Christopher Nolan del 2000, quanto il densamente vacuo Presagio Finale del 2006 [arrivato sì in Italia, ma con quattro anni di ritardo] o ancora l’interessante horror thriller L’Insaziabile del ’99, solo per citarne alcuni.

Priscilla, La Regina Del Deserto

Priscilla, La Regina Del Deserto tratta un tema particolare, delicato per certi aspetti che al giorno d’oggi fa sicuramente meno scandalo che 20 anni fa. Malgrado ciò in questo film è vaga la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Tutto scorre fluidamente, con una seconda parte più godibile della prima, ma l’attenzione è tutta sugli accadimenti più che sui personaggi stessi.

Se sia una pecca del film? Se così è stato fatto, così doveva esser fatto, non c’è dubbio. Sicuramente un’indagine intima dentro ai singoli personaggi avrebbe potuto dare uno spessore maggiore a un film già di per sé di buona fattura. Certo, questa è una richiesta da cinema “europeo”, dove sin dagli anni ‘30 consequenzialmente all’influenza delle teorie e dei metodi freudiani [e junghiani] tutta l’arte subì una sferzata nella direzione psicoanalitica. Il Gabinetto del Dottor Caligari, Nosferatu, Metropolis solo per citare tre pietre miliari del cinema europeo di quegli anni che hanno macroscopicamente risentito delle ricerche in quella direzione.

Invece Priscilla, La Regina Del Deserto è un film australiano del ’94 e non ci si deve lamentare per ciò. Cambia il contesto culturale.

A una regia presente a sprazzi, quindi, si associa un’altrettanto valida fotografia che saltuariamente sale in cattedra creando forse fratture sin troppo vistose con le scene compositivamente meno riuscite.

A far sfondo a tutto questo, bisogna sottolineare l’importanza dei paesaggi, non troppo sfruttati in maniera incisiva dal regista ma costantemente meraviglianti l’occhio dello spettatore, laddove vengono mostrati.

Priscilla, La Regina Del Deserto

Priscilla, La Regina Del Deserto non è un film apprezzabile esclusivamente da chi fa parte della comunità lgbt, anzi, è proprio quella lieve patina di superficialità che avvolge l’intera opera a garantire una visione adatta a qualsiasi tipo di spettatore. Si tengano lontani dannosi pregiudizi, e si osservi il Cinema…

7

Danilo Cardone

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