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Identità – James Mangold [2003]

13 ottobre 2011

Indennità

Identità

Dieci persone si ritrovano forzatamente a passare una notte in uno sperduto motel americano. Per nove di loro, sarà l’ultima…

Identità è un bel thriller che alla sua uscita nel 2003 fece buona figura nello scarno panorama contemporaneo del genere.

Un cast di attori sufficientemente valido e noto [su tutti Ray Liotta e John Cusack], gioca a riproporre l’idea avuta da Agatha Christie nel 1939 quando scrisse Dieci Piccoli Indiani, unendola all’infinite basi poste dal sempre citato Il Gabinetto Del Dottor Caligari di Robert Wiene del ’30.

Nulla di nuovo, quindi, piuttosto un buon aggiornamento dei punti cardine per la buona riuscita di un film thriller.

Ciò che tiene lo spettatore in bilico del sospetto è il ritmo, davvero ben orchestrato che non lascia spazio per focalizzare l’attenzione sui dettagli sui quali ci si dovrebbe soffermare.

Purtroppo l’impostazione registica potremmo definirla un po’ troppo “da telefilm”, soprattutto nella prima metà. Non che sia necessariamente un male, ma è tutto un po’ troppo scontato e prevedibile, così come la caratterizzazione dei personaggi, vista e rivista altrove.

Dopo la metà si assiste invece al disvelamento psicologico dei personaggi, e questo gioca la parte del vero coup de théâtre, che dà svolta alla trama.

Dallo stupore per l’arguta intuizione però, non ci si eleva ulteriormente rimanendo con il sorriso abbozzato da qui fino alla fine del film. L’indagine psicologica è presente ma superficiale, anzi, è quasi assente nella sua vera essenza ma è presente a livello narrativo. Insomma, quel che c’è è esclusivamente funzionale a un finale d’effetto ma un po’ deludente, improbabile ma soprattutto forzato.

Malgrado ciò il film si lascia seguire molto volentieri anche perché l’incertezza domina la scena fino alla soluzione del caso.

La fotografia non è disprezzabile, mentre la regia, nel suo complesso, non fa faville ma risulta decisamente efficace e c’è da chiedersi come un regista come James Mangold sappia cambiare registro così tante volte stando dietro la macchina da presa, creando ogni volta lavori apprezzabili ma mai eccezionali. Mangold parte da Cop Land con Sylvester Stallone per finire sul remake di Quel Treno Per Yuma, passando per Ragazze Interrotte e per la commediola romantica Kate & Leopold. Nessuno di questi film è di bassa qualità, però non sarebbe forse meglio specializzarsi in un solo genere cinematografico, riuscendo così magari a comporre opere di vero pregio? Chissà, forse in quel di Hollywood si lavora ancora troppo su commissione…

Identità

In ogni caso, Identità è uno dei migliori thriller degli ultimi anni. Se vi piace la suspense psicologica, non perdetevelo.

7

Danilo Cardone

5 commenti leave one →
  1. mellie permalink
    15 ottobre 2011 14:06

    Adoro questo film. E adoro John Cusack.
    Avevo letto il libro della Christie da piccola, così ha smosso parecchie cose nella mia testolina. Una specie di attaccamento primordiale.

    • 15 ottobre 2011 19:30

      Da piccoli bisognerebbe leggere il Topolino. E’ dannoso leggere robe di quel tipo. Si finisce poi come me e te. E’ un casino.

      L’attaccamento primordiale al quale accenni mi entusiasma. è una specie di metafora uterina del caos mentale insito nell’uomo.
      cool!

      Il mio Cusack preferito, comunque, è impresso in Alta Fedeltà. 🙂

      • mellie permalink
        16 ottobre 2011 23:15

        Concordo assolutamente su Alta fedeltà. E pure su Topolino.
        Ot: attendo con gran fervore una recensione su This must be the place.

      • 17 ottobre 2011 00:31

        Non ho ancora avuto il tempo di andarlo a vedere. Tu l’hai già visto? il trailer non mi fa impazzire..

  2. mellie permalink
    17 ottobre 2011 17:31

    Visto. M’è piaciuto. Sulle prime ero un po’ scettica perchè sean penn sembrava un po’ un incrocio tra uno dei kiss e edward mani di forbice. Però poi tutto decolla. Bello.

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