Le Mele Di Adamo – Anders Thomas Jensen [2005]
How deep is your love?
Adam, un neo nazista appena uscito di prigione va a vivere per un periodo di recupero in una parrocchia nelle campagne danesi. Il parroco Ivan cercherà di aiutarlo a ritrovare sé stesso e la fede, ma forse Adam non è l’unico a dover cercare delle risposte…
Il regista Anders Thomas Jensen, valido sceneggiatore affermato, si cimenta per la terza volta dietro la macchina da presa tentando la realizzazione di un ibrido che, seguendo la grottesca ironia lasciata trasparire più volte dal connazionale Lars Von Trier, fonde una drammatica comicità a un discorso ben più profondo come è il senso della vita.
Sarebbe “facile” per Jensen seguire anche nella forma la via aperta nel ’95 da Von Trier e da Vinterberg con il loro manifesto Dogma 95, esattamente così come fa la maggior parte dei registi scandinavi da quindici anni a questa parte, e invece il nostro azzarda con successo.
La fotografia di Le Mele Di Adamo è perfetta, nitida, limpida, pulita, quasi utopica tanto è brillante. In molte occasioni l’elevato contrasto della pellicola ci permette di vedere ogni raggio solare che penetra le minacciose nuvole nel cielo, con una tecnica che ricorda molto da vicino l’effetto ottenibile in fotografia [e nei videogame] chiamata HDR [high dynamic range].
Così come i movimenti della macchina da presa, ben distanti dai tremolii delle macchine a mano del ben più ruvido Von Trier di Dancer In The Dark o del Vinterberg di Festen, Festa In Famiglia. Jensen opta per dolci movimenti perfettamente stabili, spesso con direzione ascensionale [od opposta], tramite l’utilizzo della macchina Louma, a rimarcare il carattere etereo, quasi inconsistentemente presente di una protagonista invisibile negli spazi dove si svolge la storia narrata.
Per quanto riguarda gli elementi in gioco, pochi sono i personaggi che prendono parte alle vicende, ma molti sono i simboli utilizzati, tanto da farci ritrovare [finalmente] un film a base decisamente simbolista, che malgrado dica molto, lascia altrettanto all’immaginazione.
Teologia o non teologia? Teosofia o non teosofia? Realtà o irrealtà?
Questo fa da rotaie allo scorrere della pellicola ed è impossibile non far riaffiorare alla mente Il Settimo Sigillo del grande maestro del cinema scandinavo Ingmar Bergman, dove i tormentati dubbi del protagonista, l’allora giovane Max Von Sydow, erano tutti di natura teologia.
Ecco quindi un film che finalmente recupera Il Settimo Sigillo ma non nell’iconografia, altrove abbondantemente deturpata, ponendo invece l’attenzione sulla questione esistenzialista dell’uomo.
Siamo noi ciò che vogliamo essere? In che modo ciò che ci circonda influisce su di noi? E in tutto ciò, che ruolo ha dio? Cosa è dio? Ci ama o ci odia? Dio esiste?
Le Mele Di Adamo non sa rispondere a queste domande, ma sa stimolare lo spettatore a partecipare alle vicende dei personaggi, ponendolo così direttamente di fronte alle scelte [e alle coincidenze] dei protagonisti.
Ulrich Thomsen e Mads Mikkelsen sanno davvero come interpretare le loro parti e sopratutto il secondo nel ruolo del prete riesce a dare vita a un personaggio a metà strada tra il fumettistico, l’estremista e il semplice uomo, che non può passare inosservato.
Se Le Mele Di Adamo sia uscito in italiano? Certo che si! ovviamente distribuito dalla stessa Teodora Film che il 7 ottobre di quest’anno porterà nelle nostre sale l’imperdibile Tomboy. Ma dubito che in molti siano andati nei cinema a vedere Adamo curar le sue mele. In Italia, nell’aprile del 2006, le code ai botteghini erano tutte per Notte Prima Degli Esami…
Danilo Cardone
Un film sicuramente aggiunto alla lista di quelli da vedere. Soprattutto per uno come me, che si è sentito dire mille volte (dai danesi) che “il cinema danese NON è SOLO Lars Von Trier”. Una ragione di più per essere d’accordo.
l’ ho visto. molto bello. devo dire che a tratti quel saltare dal grottesco alla durà realtà mi ha un po’ ricordato il recente “four lions”, inglesissimo.
Un capolavoro incompreso. Un mio amico teologo l’ha rivisto e mi ha spiegato i significati “nascosti” del film.
Se quello che mi ha detto e’ vero ( e credo che lo sia) dietro questo film c’e’ MOLTO di piu’ di quello che si vede.
Leggetevi Giobbe, ma questa volta piu’ in dettaglio, e vedrete cose che nessuno ha mai spiegato in una critica.
Se prima pensavo che questo era un capolavoro, adesso ne sono convinto.
Immagino sia stato davvero interessante sentirsi “spiegare” determinati significati !
Io, nel mio piccolo, ho trovato qualche punto di contatto con Giobbe perché è evidentemente citato nel film. e poi qualcosa con Qohelet, ma io Qohelet lo metto un po’ ovunque. eheh 🙂