Waste Land – Lucy Walker [2010]
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99 non è 100
Lungometraggio d’apertura del 14° Cinemambiente Environmental Film Festival, sarà candidato agli Oscar come miglior documentario dell’anno.
In principio Waste Land non era altro che il progetto che avrebbe dovuto semplicemente documentare il processo creativo dell’artista Vik Muniz nel suo lavoro artistico, all’epoca definito solamente a livello embrionale. Le riprese che sarebbero dovute durare meno di un anno invece, si sono protratte per ben tre anni, trasformando il prodotto da documentario sull’arte a documentario di denuncia sociale-ambientale che ha cambiato l’intera politica brasiliana e ogni giorno conquista importanza e consensi a livello internazionale.
Tutto cominciò con l’idea del più affermato artista brasiliano nel mondo, Vik Muniz per l’appunto, di effettuare una serie di ritratti di persone che vivono in condizioni estremamente disagiate. La scelta del luogo cadde sul Jardim Gramacho, la più grande discarica al mondo, con sede fra le favelas di Rio de Janeiro in Brasile, dove centinaia di catadores, i cosidetti raccoglitori, raccolgono e separano il materiale riciclabile che ogni giorno incurantemente viene gettato nella spazzatura.
Questi catadores sono persone poverissime, pagate miseramente e senza alcun diritto riconosciuto. Vivono in baracche pericolanti infestate dai topi e mangiano ciò che trovano fra i rifiuti o quel che riescono a recuperare dai supermercati, magari prodotti in procinto di scadere alla vendita.
Quando Vik Muniz andò a fare un sopralluogo per la prima volta trovò inaspettatamente persone solari, felici, sincere e non delle sottospecie di barboni scontrosi e malandati nei quali si sarebbe aspettato di incappare. Anzi, ognuna delle persone incontrate dimostrava personalità e storie importanti alle spalle.
E’ proprio dal dialogo diretto con loro che Muniz trovò le idee per i suoi ritratti.
Il procedimento è particolare: prima si fa una foto del soggetto, poi la si proietta su una superficie piana, molto ingrandita, e poi la si ricopre con dei rifiuti, in base al colore, cosicché l’effetto da lontano sia proprio quello di guardare un ritratto, mentre non si sta guardando altro che rifiuti. Come è lo stesso artista a rimarcare, ogni dipinto non è altro che materia che noi interpretiamo come soggetto, riconoscendo i tratti di un volto o di un paesaggio.
Ai ritratti formalmente più classici, come i primi piani, Muniz accosta ritratti che sono vere e proprie ricostruzioni di dipinti famosi: dalla Morte di Marat di Jacques-Louis David alla Stiratrice di Picasso, dal Seminatore di Jean-François Millet a un ritratto di Vergine con Gesù Bambino e San Giovanni dall’impostazione assolutamente raffaellesca.
Il tutto realizzato con immondizia di recupero e con i catadores nel ruolo dei protagonisti delle opere.
Ciò che rende il documentario un capolavoro del genere è la partecipazione emotiva per la quale è chiamato in causa lo spettatore.
La prima parte del documentario è registicamente più ruvida, la macchina da presa è più instabile, molte riprese sono fatte letteralmente dentro alla spazzatura, ma nella seconda parte, tutto ciò cambia stabilizzando l’immagine, ripulendola in superfice dallo sporco e sembrerebbe anche dalla puzza della discarica, in favore di una concezione più artistica non solo dell’opera ma dell’ambiente stesso.
Se infatti per i primi 45 minuti circa protagonista della scena è lo sgomento che uno spettatore medio europeo o americano può provare nel vedere persone che si accalcano quasi uno sull’altro per scalare per primi una vera e propria montagna di rifiuti al fine di prendere un vecchio scarpone, una lattina schiacciata o dei nastri magnetici totalmente inutilizzabili, nella seconda metà dell’opera assistiamo al cambiamento [veramente arduo da gestire] psicologico di quella decina di persone che letteralmente sradicate dalla discarica vengono elevate a un livello sociale immediatamente più consono quantomeno alla gratificazione personale.
Se infatti i catadores combattono ogni giorno per avere dell’immondizia e non fanno altro che separare materiale riciclabile, di punto in bianco, quasi per grazia divina [che è quel che alcuni di loro credono] si ritrovano parte di un meccanismo di produzione artistica che, pur utilizzando sempre la stessa materia prima, il rifiuto, permette all’individuo di esprimersi e di essere riconosciuto come artista. I rifiuti si possono utilizzare come mai pensato prima, si può lavorare nel pulito, facendo meno fatica che in discarica, in condizioni igieniche infinitamente più sane e si è anche pagati decisamente di più.
Per loro è sconvolgente, per noi spettatori è quasi una liberazione.
Quando le opere fanno il giro del mondo nei musei e vengono battute all’asta per 40000€ , ecco che si palesa la reale presa di coscienza di essere un individuo unico e pensante e non un rifiuto tra rifiuti, come vero e proprio scarto della società.
D’altronde l’essere umano ha infinite possibilità in sé stesso, ma molte volte per condizioni apparentemente superiori alla sua volontà non riesce più a distinguerle.
Fra questi catadores possiamo ricordare Valter, chiamato il filosofo malgrado non avesse mai seguito le scuole, oppure un ragazzo di colore il quale fra una bottiglia in plastica e l’altra ama collezionare libri coltivando il sogno di aprire una biblioteca aperta a tutti.
Fra gli altri spicca Tiao, il Marat della ricostruzione fatta da Muniz. Fondatore e rappresentate dell’associazione ACAMJG in tutela dei raccoglitori di Jardim Gramacho, ama leggere e discutere di Machiavelli e Nietzsche.
Waste Land è un film che sensibilizza nei confronti dei poveri catadores e nei confronti dell’ambiente, ma sensibilizza anche lo spettatore nei confronti della sua stessa vita. Chi di noi infatti non ha mai coltivato il sogno di cambiarla per vivere in maniera più agiata? Questo film è un vero e proprio incentivo a realizzare ciò che ognuno di noi sente di realizzare, senza farsi intimorire dalla posizione sociale.
A seguito del successo internazionale che questo film sta riscuotendo, molto è cambiato. In Brasile i catadores sono ora riconosciuti e tutelati dallo stato, mentre Tiao, sempre a capo della sua associazione, è ormai uno dei personaggi di spicco a livello mondiale nella lotta a favore del riciclaggio, e non sono pochi quelli che lo vorrebbero leader politico alle prossime elezioni nazionali brasiliane.
Gli altri ex-catadores hanno tutti avuto la possibilità di sistemarsi in maniera dignitosa dopo la realizzazione del film, dimostrando grande forza mentale per resistere al vero e proprio shock a cui sono stati sottoposti.
Vik Muniz sembra invece colui che ha accusato di più il colpo. Dopo essersi arrogato [inconsciamente] la facoltà di sconvolgere le vite di queste persone non se l’è sentita di abbandonarle e ha fornito a ognuno di loro una nuova possibilità di vita. E lui? È ovviamente un artista sempre più affermato ma pare aver perso interesse per un certo sistema basato più sul denaro che sull’individuo e si chiede, lui che è di umilissime origini, ora che ha tutto cosa può ancora stimolarlo.
A fine proiezione è direttamente Angus Aynsley, il produttore del film, a intervenire in sala per svelare, fra il racconto di vari aneddoti, che già ora a solo un anno dall’uscita del documentario ci sarebbe abbastanza materiale per poter girare un secondo lungometraggio sul tema.
Ma la sala è già mezza vuota e nelle orecchie di noi spettatori le note della colonna sonora appositamente creata dal musicista Moby risuonano ancora coperte dai fragorosi applausi che hanno accompagnato tutti i titoli di coda…
Danilo Cardone
Finalmente trovo una recensione dettagliata su questo film! Che dire, grande rammarico per essermelo perso, ci sarà qualche replica al cinemambiente?
Purtroppo no. La seconda proiezione è avvenuta mercoledì scorso. 😦
Speriamo che lo distribuiscano in Italia nei prossimi mesi.
In ogni caso, tutti i film vincitori di questa edizione del festival verranno ri-proiettati mercoledì 8 e mercoledì 15 giugno alle ore 21 al Cinecircolo Suburbana – L’Incontro, nonché al Cinema Monterosa venerdì 10 giugno sempre alle 21.
Spero per te che riesca a vederlo in qualche modo perché ne vale davvero la pena.
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bene grazie dell’info cercherò di vedere qualcosa mercoledì!